Nozze

da Elias Canetti Le Nozze, Bertolt Brecht Le nozze dei piccoli borghesi, Anton Cechov Le Nozze

Provare per credere, volere per volare

Un, due, tre, festa! Festa di nozze – hochzeit, svad’ba – il giorno in cui si fonda (o si sfonda?) una famiglia, raccontato da tre grandi scrittori nati nel secolo del lirismo romantico, del puntiglio naturalista, del simbolismo decadente e – ciascuno a suo modo -approdati al grottesco del crudo e sferzante Novecento. Un racconto in tre capitoli, ironico, surreale, distruttivo. Tanti personaggi intorno alle figurine colorate della Sposa e dello Sposo, costruiscono la ronde della convenzione matrimoniale, dove l’euforia della danza, l’allegria del riso, l’enfasi della gioia sono attraversate dalla nuvola nera dell‘incomprensione, del disdoro, del disastro. Teatro allo stato maturo, quindi puro, dove pensiero, parola e gesto si rincorrono veloci, trancianti, a tempo di un jazz in equilibrio sul baratro. Parti, personaggi per giovani attori alla loro prima rappresentazione pubblica senza rete.
Ora, con gaia serietà giovani attrici ed attori – non più allievi – dalla cucina passano in sala, dalla solitudine della fatica alla festa del pubblico. Hanno imparato ad amare il teatro, la sua meravigliosa natura, il suo nobile destino, la sua aristocratica vecchiaia. Va in scena tutto quello che si è visto, ascoltato, capito e provato. E’ il primo passo su di un’asse stretta che attraversa il gorgo delle contraddizioni teatrali  – verità, finzione? -, dove il sapere si sposa con l’esperienza, la sapienza con la follia, la ragione con il ritmo. Un nodo dei contrari che non si può né sciogliere, né tagliare, ma solo vivere. Sanno che questo è il momento di non pensare più a (in piccolo), ma di guardare al tutto (in grande). Sanno che l’attore non è la balia della creatura di un altro; l’attore è un artista, l’autore irripetibile della seconda creazione. Conoscono il peso di questa responsabilità. Sanno che senza responsabilità non c’è dignità. Senza dignità non c’è orgoglio. Senza orgoglio c’è solo mestiere.
E’ il momento sospeso del chi è di scena. Ora bisogna eseguire. Con tutto il rigore e il sentimento, la forza e la grazia possibili.
E così sia. Partono anche loro, i ventuno allievi del Terzo Anno della Scuola di Teatro Fondamenta, liberi ora di volere ciò che hanno dovuto. E’ da mesi che hanno la valigia sotto il letto. Dentro, il mantello nero d’Amleto, il fazzoletto di Desdemona, il bastone di Arlecchino, il ventaglio di Candida, il cappello di Ciampa, le scarpette di Lulu. Vanno controvento verso un capolavoro su quattro assi, il teatro più bello del mondo: il loro.

Giancarlo Sammartano

con

Giacomo Alessandrini, Antonio Balbi, Gregorio Braguzzi, Alessandra Catanzariti, Elena Chiavetta, Claudia Cordovana, Deborah Di Francesco, Erika Franceschini, Fabiana Gilardini, Alfredo Giordano, Eleonora Luneville, Duccio Lorenzo Martini, Simone Meschini, Giuseppe Palazzolo, Eliseo Pantone, Gioia Ricci, Daniele Scollo, Giovanni Sicurello, Francesco Terranegra, Livia Tura, Principe Valeri

a cura di

Giancarlo Sammartano, Paola Maffioletti, Alessandro Quarta, Daniela Catone, Tommaso Sassi

musiche da 

Leibovitz, Moskovitz, Quarta, Solinski, Strauss jr, Tarras, Viteazul

collaborazione di

Valentina Tesei, Simone Caredda