EDIPO E TEBE

La tragedia del destino

La Tebaide, poema epico perduto del Ciclo Tebano, sotto il cui titolo viene narrata la guerra fratricida tra Eteocle e Polinice, figli di Edipo, per la conquista della città di Tebe, e che aveva alimentato le opere teatrali di Eschilo, Sofocle ed Euripide, è soffusa da quell’alone di mistero che investe i libri perduti, le opere naufragate negli abissi della Storia: uno di quei libri bruciati, forse, insieme alla seconda parte della Poetica di Aristotele nel grande rogo della Biblioteca di Alessandria. Di quel poema, attribuito anticamente ad Omero, oggi non restano che pochi e brevi frammenti. Integralmente pervenuta a noi, invece è la Tebaide del poeta latino –amatissimo da Dante Alighieri- Publio Papinio Stazio, che forse aveva potuto attingere a materiali a noi mai pervenuti. Ma passando al teatro, quell’alone di mistero, di incompiuto, di irrealizzato, che il titolo Tebaide irradia, perdura. Vittorio Gassman, nei primi anni ’90 aveva proposto a Giusto Monaco, allora Presidente dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico, di rappresentare al Teatro Greco di Siracusa una Tebaide composta da passi di Edipo re ed Edipo a Colono di Sofocle, da Sette contro Tebe di Eschilo, da Fenicie di Euripide e da Antigone di Sofocle. Di quel progetto -purtroppo irrealizzato- esiste pochissimo: una bozza di manifesto, alcune indirette testimonianze e il mio personale ricordo di alcune conversazioni con Vittorio Gassman. Oggi, nello scenario incomparabile del Teatro di Segesta, con gli allievi di Fondamenta/ La Scuola dell’Attore, questa coraggiosa sfida incontra la sua scena, il suo pubblico. Selezionando i materiali dei tre tragici greci e contaminandoli con frammenti del poema smarrito di Stesicoro e quello di Stazio, abbiamo cercato di costruire e rappresentare una tragedia “originale” anche se fatalmente “apocrifa”. In una ambientazione di scarna teatralità i temi centrali delle opere – dramma familiare, destino, responsabilità, potere, legge e giustizia, lutto della guerra- sono affrontati nel pieno rispetto della parola poetica, rilevandone a un tempo la sua prepotente contemporaneità. Un piccolo, ma sincero e grato omaggio alla grande Tradizione del teatro grecoromano: orizzonte fondativo della nostra cultura.

Sergio Basile

adattamento e regia Sergio Basile
assistente alla regia Yuri Napoli
movimenti coreografici Achille Mandolfo e Teresa Nardi
elementi scenici Andrea Lami
personaggi ed interpreti Messaggero Matteo Bozzetti, Polinice Simone Di Tommaso, Creonte Andrea Lami, Tiresia Achille Mandolfo, Edipo Davide Ventura, Eteocle Gaetano Carbone, Meneceo Pierfrancesco Di Consolo, Tideo/Araldo Tiziano Taliani, Messaggero Andrea D’Amico, Messaggero Daniel Zerbini, Giocasta Michela De Nicola, Sfinge Caterina Campisano, Tisifone Giulia Felci, Sfinge Teresa Nardi, Antigone Arianna Paravani, Ismene Elisa De Paolis
Coro Michela Asiei, Irene Bianchini, Caterina Campisano, Michela De Nicola, Giulia Felci, Federica Ferraro, Clizia Mencaraglia, Teresa Nardi, Federica Pallozzi Lavorante, Rossella Pagano